Per questi motivi, le nuove forme di dosaggio per l’assunzione della vitamina D, frutto della Ricerca e Sviluppo di IBSA Farmaceutici, possono svolgere un ruolo fondamentale nella regolazione del metabolismo del calcio preservando la salute dell’osso, e possono rappresentare strumenti molto utili per superare alcuni fattori che ostacolano proprio l’aderenza alla terapia, oggi molto bassa con circa il 20-30% dei pazienti che la sospende precocemente. In generale, si stima che la carenza di vitamina D interessi l’80% della popolazione italiana: per garantirne i corretti livelli durante l’anno, spesso non è sufficiente né l’apporto dietetico, né l’esposizione al sole, e le formulazioni in film orosolubile e capsule molli possono essere di grande supporto a molti pazienti.
Di tutto questo, e molto altro, si è discusso nel corso di una conferenza stampa - svoltasi nella cornice di Palazzo dei Giureconsulti a Milano – che ha coinvolto, in un intenso e interessante dibattito, diversi esperti: Iacopo Chiodini - Presidente della Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS); Claudio Cricelli - Presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG); Mario Sfrappini - Presidente della Federazione Italiana Osteoporosi e malattie dello Scheletro (FEDIOS).
Particolare rilevanza è stata data a due particolari temi: l’appropriatezza prescrittiva per differenti categorie di pazienti e la compliance al trattamento cronico. Un’appropriata terapia deve innanzitutto correggere i fattori di rischio modificabili: questo significa raccomandare maggiore attività fisica, corretta alimentazione, sospensione di alcol e fumo. Bisogna poi correggere l’eventuale deficit di calcio o vitamina D, la cui supplementazione rappresenta oggi uno dei capisaldi del trattamento della fragilità ossea e dell’osteoporosi. La Nota 96 emanata dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) dà delle precise indicazioni in merito, a seconda delle condizioni dei pazienti: per quelli istituzionalizzati, le donne in gravidanza e in allattamento e per le persone con osteoporosi non candidate a una terapia remineralizzante, la vitamina D viene prescritta a prescindere dal dosaggio nel sangue, mentre per altre categorie è necessario verificare il livello di ipovitaminosi D. Ad esempio, la Nota indica la soglia di 30 ng/ml per le persone affette da osteoporosi candidate a terapia remineralizzante, per le quali è importante correggere la carenza di vitamina D prima di intraprendere il trattamento.
A questo aspetto è strettamente correlato anche il tema della compliance al trattamento cronico, che rappresenta un punto problematico perché la cura viene spesso trascurata o abbandonata dai pazienti per diversi fattori, alcuni dei quali di natura molto pratica: le opzioni terapeutiche disponibili fino ad oggi hanno mostrato alcune criticità o difficoltà di utilizzo, quali il conteggio preciso delle gocce, il gusto poco gradevole delle formulazioni oleose, la conservazione in flaconcini spesso difficili da aprire. È in questo contesto che si inserisce la portata fortemente innovativa delle due forme di somministrazione sviluppate da IBSA: pratiche da utilizzare, precise nel dosaggio e con una migliore palatabilità, possono migliorare l’aderenza terapeutica, non interferendo inoltre con i processi digestivi e svincolando da attese pre e post pasto, a vantaggio della semplicità d’uso. Inoltre, il film orodispersibile ha il plus di consentire una più facile assunzione orale anche a chi ha difficoltà di deglutizione, come i bambini e gli anziani.
Una dimostrazione di come l’innovazione di IBSA sia sempre al servizio del paziente, parta dall’ascolto dei suoi bisogni e sia in grado di trovare soluzioni terapeutiche più vicine alle sue necessità di cura.